"Sole nero" è il titolo della recente canzone composta ed interpretata dai Litifiba. Pierò Pelù, front man del gruppo, dopo una lunga parentesi da solista lontano dalla formazione, vi rientra con un album da cui è tratto il singolo "Sole nero". Il titolo, potentemente evocativo, è denso di significati simbolici: più che alludere, però, all'eclissi della ragione, dichiara l'oscurità letterale e metaforica in cui siamo immersi, oltre ad illuminare di una luce fosca il tramonto della "civiltà". Il Sole nero è un astro spettrale che splende sulle macerie di un mondo in consunzione, ma anche la fiamma che incenerisce "la vita tutta in un istante." Questo bagliore tetro ed implacabile rischiara appena la china ("illumina il cammino") che affonda nelle tenebre della desolazione.
Con disperata ma inesausta volontà, Pelù grida la nostra condizione di uomini contaminati nel corpo e nell'anima ("Sono il figlio delle radiazioni, delle televisioni") e lancia un messaggio che riprende la sua audace ed avventurosa incursione in “Che tempo che fa”, l'inutile programma condotto dal bamboccio Fabio Fazio. Allora il cantante provocò il bellimbusto, spronandolo a trattare l'argomento "scie chimiche". Oggi, insinuandosi tra le fitte maglie della censura, gli autori del pezzo (Renzulli e Pelù), denunciano "le dosi di veleno della mia città": chi ha orecchie per intendere, intenda.
La condizione dimidiata dell'uomo contemporaneo è espressa nelle antitesi ("con l'inferno e il paradiso qui nei miei pensieri, il Dio cervello è pieno o vuoto a metà"), esacerbata dalla difficoltà a trovare il senso e l'equilibrio in sé stessi ("Faccio a botte coi miei sogni, coi miei desideri"). E' una diagnosi impietosa, ma riconoscere i sintomi di questa malattia, i segni di un disagio che pare non sradicabile, è un primo passo verso la terapia e la remissione. Così i "malati" saranno guariti ed i "sani" in realtà sono floridi (all'apparenza) moribondi.
Faccio a botte coi miei sogni
coi miei desideri
con l'inferno e il paradiso
qui nei miei pensieri
Voglio tregua da me stesso
e ballo coi fantasmi
soli lune stelle, eclissi
un'immensità
dove io ti cerco
tra luce e buio a metà
Splende su di noi
e illumina il cammino
che ci sta davanti
brucia dentro e poi
rivedo la mia vita tutta in un istante
E' un sole nero
sul mondo che ci aspetta
e non fa complimenti
Sono il figlio delle radiazioni
delle televisioni
delle dosi di veleno della mia città
dove il Dio cervello
è pieno o vuoto a metà
Splende su di noi
e illumina il cammino
che ci sta davanti
brucia dentro e poi
rivedo la mia vita tutta in un istante
E' un sole nero,
sul mondo che ci aspetta
e non fa complimenti
E' un sole nero [...]
Con disperata ma inesausta volontà, Pelù grida la nostra condizione di uomini contaminati nel corpo e nell'anima ("Sono il figlio delle radiazioni, delle televisioni") e lancia un messaggio che riprende la sua audace ed avventurosa incursione in “Che tempo che fa”, l'inutile programma condotto dal bamboccio Fabio Fazio. Allora il cantante provocò il bellimbusto, spronandolo a trattare l'argomento "scie chimiche". Oggi, insinuandosi tra le fitte maglie della censura, gli autori del pezzo (Renzulli e Pelù), denunciano "le dosi di veleno della mia città": chi ha orecchie per intendere, intenda.
La condizione dimidiata dell'uomo contemporaneo è espressa nelle antitesi ("con l'inferno e il paradiso qui nei miei pensieri, il Dio cervello è pieno o vuoto a metà"), esacerbata dalla difficoltà a trovare il senso e l'equilibrio in sé stessi ("Faccio a botte coi miei sogni, coi miei desideri"). E' una diagnosi impietosa, ma riconoscere i sintomi di questa malattia, i segni di un disagio che pare non sradicabile, è un primo passo verso la terapia e la remissione. Così i "malati" saranno guariti ed i "sani" in realtà sono floridi (all'apparenza) moribondi.
Faccio a botte coi miei sogni
coi miei desideri
con l'inferno e il paradiso
qui nei miei pensieri
Voglio tregua da me stesso
e ballo coi fantasmi
soli lune stelle, eclissi
un'immensità
dove io ti cerco
tra luce e buio a metà
Splende su di noi
e illumina il cammino
che ci sta davanti
brucia dentro e poi
rivedo la mia vita tutta in un istante
E' un sole nero
sul mondo che ci aspetta
e non fa complimenti
Sono il figlio delle radiazioni
delle televisioni
delle dosi di veleno della mia città
dove il Dio cervello
è pieno o vuoto a metà
Splende su di noi
e illumina il cammino
che ci sta davanti
brucia dentro e poi
rivedo la mia vita tutta in un istante
E' un sole nero,
sul mondo che ci aspetta
e non fa complimenti
E' un sole nero [...]
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