sabato 14 luglio 2012

Ritrattazione

In alcune occasioni abbiamo osato vituperare Sanremo e chi ne rappresenta i cittadini. Dobbiamo, però, pronunciare una palinodia: siamo incorsi in grossolani errori che auspichiamo trovino venia nei nostri affezionati lettori ed in chi, in maniera del tutto inavvertita ed involontaria, abbiamo criticato con eccessiva severità. Speriamo di trovare, se non perdono, almeno comprensione per le nostre intemperanze verbali ed i nostri giudizi avventati.

Sanremo è superba, meravigliosa. I parchi sono luoghi paradisiaci, con le loro palme dalle foglie che sono eleganti flabelli, le magnolie i cui fiori sono calici colmi di aulenti elisir. Bimbi giocondi cinguettano nei giardini. Il centro storico, la celeberrima “Pigna”, arroccata su un colle, domina la città con i quartieri che sorgono tra valli verdeggianti e declivi odorosi di limoni. In ogni dove, è bellezza ed armonia: qui un angolo pittoresco, qua uno scorcio incantevole, lì un panorama mozzafiato...

Che pensare poi dell’esimio Signor sindaco di Sanremo? E’ persona zelante, signorile, sagace, luminoso esempio di un borgomastro davvero al servizio dei concittadini. Egli palesa le virtù più sublimi della classe politica che benefica il nostro bel paese: la probità, la sollecitudine, l’abnegazione, la lungimiranza, la trasparenza. Che diciamo? Egli non palesa tali fulgide virtù, poiché le incarna, le impersona tutte nella sua natura sovrumana.

Che pensare poi degli operosi ed affabili abitanti di Sanremo, di questo zaffiro prezioso e rutilante incastonato nel cielo blu? Se camminate per le animate e linde strade di Villa Matutiana, ad ogni passo vi imbatterete in persone squisite come costui dal cui sguardo, aperto, cordiale ed intelligente, si sprigiona una contagiosa, incontenibile simpatia.

Avete mai visitato l’entroterra di Sanremo? Le pendici di monti, adornati da scintillanti diademi di castagni e di pini, incorniciano la città tuffata nel mare diafano, verde-azzurro. Così da lassù, tra terra e firmamento, a guisa di una leggiadra colomba in procinto di spiccare il volo verso l’etereo orizzonte, potrete ammirare il centro rivierasco.

Nondimeno, tutte le bellezze fin qui decantate, bellezze di cui neppure il più abile pittore riuscirebbe a restituirci se non un pallido simulacro, sono nulla, se comparate con l’aurea testimonianza del’ospedale civico. Perché definirlo “ospedale”, laddove è piuttosto un prestigioso albergo, una principesca dimora? Qui, però, la realtà ci trascende e, come nel caso del sommo poeta, possiamo solo ammettere l’impotenza dell’umana inventiva: “A l’alta fantasia qui mancò possa”.

Dunque, mentre ci cospargiamo il capo di cenere per la nostra improntidudine, impetrando umilicordi il perdòno, chiediamo il soccorso delle veridiche immagini, a mo' di muse ispiratrici, onde la divina epifania del nosocomio matuziano rifulga in tutta la sua indescrivibile, soprannaturale magnificenza.


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